Come l'ombra

di Elisa Giulidori

 

Sta diventando un caso il film tutto milanese di Marina Spada. Opera nitida e pura, antispettacolare, ma che rispecchia bene la condizione di chi vive in una grande città.

Protagonista è Claudia (Karolina Dafne Porcari), una trentenne, single che lavora in un'agenzia turistica. La sua vita scorre sempre uguale, tra ufficio, casa e qualche amico. Uno scorrere lento a cui Claudia non oppone nessuna resistenza, facendosi trascinare dalla corrente, passando da una giornata all'altra senza gioia e senza angoscia. Una sera al corso di russo si presenta un nuovo insegnante di origine ucraina: Boris (Paolo Pierobon), di bell'aspetto, simpatico, vitale e dall'aria intelligente. Claudia rimane subito affascinata dall'uomo e anche lui sembra ricambiare le sue attenzioni.

Boris però è sfuggente, non chiama, non risponde al cellulare, è sempre in giro. Una sera di fine luglio ritorna a farsi vivo, ma in realtà va da Claudia con l'unico scopo di trovare un posto dove sistemare una "cugina" venuta dall'Ucraina a cercare fortuna in Italia. Claudia non vorrebbe farsi coinvolgere, non vorrebbe mettersi in gioco ma alla fine l'insistenza di Boris la fa desistere.

Nella vita di Claudia arriva così Olga (Anita Kravos), tra le due si stabilisce, dopo una naturale diffidenza iniziale, un rapporto di complicità. Claudia riconsidera la sua esistenza stimolata dalla naturalezza con cui Olga agisce. Una sera, però, Olga non ritorna a casa…
Solo la scomparsa della ragazza ucraina porterà Claudia finalmente ad agire, a cercare, a mettersi in gioco in prima persona.

Per raccontare la storia di questa solitudine metropolitana, come ce ne sono tante, Marina Spada costruisce un film geometrico ma non freddo, molto pensato. La costruzione dell'immagine (fotografata da Sabina Bologna) è molto accurata nel rispecchiare la personalità della protagonista. Quasi sempre l'inquadratura è limitata da linee verticali, come quinte teatrali, che bloccano una parte dell'immagine come bloccata è Claudia, incapace di andare oltre la sua quotidianità. Utilizza spesso i vetri come filtro tra Claudia e il resto del mondo e c'è anche un attento utilizzo della simbologia dei colori, tutti molto neutri, tranne la cucina rosso fiammante, ripresa quasi sempre divisa da una linea scura, la zona d'ombra che Claudia non osa attraversare per non scottarsi.

Tutto intorno a Claudia è solitudine, anche Milano viene ripresa come una città quasi deserta. E' solo l'arrivo di Olga a scuotere la giovane, a farla finalmente urlare, ubriacare ma soprattutto a farle decidere di prendere in mano la sua vita. Olga è vitale, giovane, bella ma non chiassosa. Entra nella vita di Claudia delicatamente, dolcemente. E' bellissimo il suo fare shopping, non naturalmente in via Montenapoleone, ma nei negozietti cinesi di via Paolo Sarpi, per farsi poi fotografare davanti allo store di Armani.

Molto brave le due attrici protagoniste, in particolare Anita Kravos, intensa e dolce Olga.



Recensione tratta da Film Up

20-06-07